Mentre l'Italia è nel pieno di una grave crisi per quanto riguarda il comparto, il Paese sudamericano registra grande produzione frutto di un ottimo sfruttamento dei terreni. Ciò grazie alle tecniche, alla rotazione delle semine (soia, frumento, mais) che permettono un arricchimento del suolo agricolo, oltre che ad un uso equilibrato delle risorse idriche che permette un rapido accrescimento di radici che raggiungono una maggiore profondità nel terreno garantendo più prodotto. L'agricoltura argentina è l'agricoltura sostenibile della conservazione del carbonio; i residui della lavorazione del mais rimangono sul terreno contribuendo alla conservazione dell'acqua. Inoltre, spiega Federico Zerboni, agricoltore e dirigente dell'Asociacion Argentina de Productores en Siembra Directa, l'agricoltore argentino riceve dal governo l'imposizione di essere efficiente all'ennesima potenza. In ciò rientra anche la possibilità di coltivare ogm (il 100% della produzione di mais e soia in Argentina è geneticamente modificata).
Ken McCauley, past president della National corn growers association degli Stati Uniti sottolinea quanto il mercato del mais in nord America sia positivo. La superficie coltivata è¨ pari al 42,7% della superficie totale del Paese, a fronte di una produzione di 267,6 milioni di tonnellate metriche di mais. Il contributo dell'agricoltura al Pil è dello 0,9%. Secondo le previsioni Usda, la produzione di mais dal 2009 al 2021 aumenterà del 16,5%, mentre quello della soia del + 10,9%. Interessante anche per i dati espressi la relazione dell'egiziano Hanny Elbanna, che porta l'esperienza del suo Paese. In Egitto sono coltivati 728mila ettari per una produzione totale di mais di 6,1 tonnellate, a fronte di importazioni per 4,5 milioni di tonnellate. Anche in questo caso, le biotecnologie rivestono un ruolo centrale, permettendo ad un Paese Nord africano di incrementare notevolmente la propria produzione: l'Egitto è il primo Paese degli Stati Arabi a scegliere le biotecnologie avendo piantato, nel 2008, ben settecento ettari a mais, diventati mille nel 2009 e duemila nel 2010.
Silvio Pellati, esperto dei mercati cerealicoli internazionali ha posto la sua attenzione sulla Cina. Dal 1989 ad oggi la produzione di mais del Paese asiatico aumentato del 110%. Del resto la Cina in questi ultimi decenni è stata protagonista dell'economia mondiale: il reddito dei suoi abitanti è andato via via aumentando, le produzione ed i consumi di alcuni beni quali carne, latte e grano si sono decuplicati, l'agricoltura ha saputo rispondere alle esigenze della popolazione. Il 54% della superficie totale del Paese è agricola; l'agricoltura dà lavoro a 803.851 milioni di persone, ed il contributo dell'agricoltura al Pil è del 12,8%. La Cina produceva 151,6 milioni di tonnellate metriche di mais nel 2006-2007, attualmente ne produce 168. Marco Aurelio Pasti, presidente dell'Associazione maiscoltori italiani, trae le conclusioni: "Per produrre servono acqua, chimica di protezione e genetica. In Europa c'è un forte arresto su queste tematiche. L'invito alle associazioni è di ritornare ad occuparsi delle tecniche produttive, ritornare a fare agricoltura perchèil mondo ha fame e l'Europa non può rimanere al palo. Anche Paesi difficili dal punto di vista agricolo come l'Africa ci stanno superando".