Dopo i primi 9 mesi della stagione di produzione 2025/26, i dati ufficiali dicono che il Perù ha esportato 48.023 tonnellate di mirtilli freschi, con un incremento del 130% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La crescita esponenziale (si parla di un clamoroso +130% sui 12 mesi precedenti) consente al Paese di superare le previsioni e di rafforzare il suo ruolo di primo esportatore mondiale di mirtilli.
L’impennata delle richieste da Cina, Europa e Regno Unito
Fattore degno di nota è che le destinazioni delle esportazioni si stanno spostando. Mentre gli Stati Uniti rimangono il primo acquirente con il 35% delle spedizioni, i maggiori incrementi sono stati registrati dalla Cina (+219%) e dall’Europa (+190%), che insieme assorbono quasi la metà delle esportazioni peruviane.
Anche il Regno Unito ha registrato una crescita notevole (+104%). Ciò riflette evidentemente una chiara strategia di diversificazione volta a ridurre la dipendenza dal Nord America e ad espandersi in Asia e in Europa, sostenuta da miglioramenti nella logistica e nella gestione post-raccolta.

La produzione rimane concentrata a La Libertad e Lambayeque, che insieme hanno fornito oltre il 75% delle spedizioni. Per quanto riguarda le varietà, Sekoya Pop è in testa con il 23% delle esportazioni, seguita da Biloxi, Rocío e Ventura, a dimostrazione della spinta del Perù a utilizzare varietà più adatte alla domanda globale.
Cresce il bio
Altro dato saliente è la rapida ascesa dei mirtilli biologici, che sono cresciuti del 152% rispetto all’anno precedente. La tendenza sottolinea la capacità del Perù di soddisfare la crescente domanda di frutta sostenibile e certificata, rafforzando il suo vantaggio competitivo sui mercati internazionali.











