Sotto i nostri piedi esiste un ecosistema complesso, ricco di biodiversità, fondamentale per la nostra economia: il suolo. Un sottile strato superficiale che ricopre gran parte della crosta terrestre, in cui si concentrano funzioni essenziali per il mantenimento della vita sul nostro Pianeta e per attività umane vitali per la nostra sopravvivenza.

Il 5 dicembre ricorre la Giornata Mondiale del Suolo (World Soil Day), istituita dalla 68ª Sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per richiamare l’attenzione sull’importanza cruciale di tale risorsa vitale. Il tema scelto per l’edizione di questo anno è “Healthy Soils for Healthy Cities” (Suoli Sani per Città Sane), che sottolinea il legame imprescindibile tra la qualità del suolo e il benessere delle popolazioni urbane.
La piaga del consumo di suolo in Italia
Il consumo di suolo in Italia viaggia a velocità insostenibile: le nuove coperture artificiali come edifici, infrastrutture e insediamenti logistici o commerciali fanno perdere al nostro Paese 2,4 m2 al secondo. Nell’ultimo anno in Italia abbiamo perso oltre il 10% di suolo in più rispetto al 2021 (altri 77 km2), come ha evidenziato l’ultimo rapporto di ISPRA.
L’Italia è un territorio fragile dal punto di vista idrogeologico: frane e alluvioni sono fenomeni diffusi, ricorrenti e pericolosi in costante aumento anche a causa del cambiamento climatico. E le aree urbane sono quelle più vulnerabili.
Il consumo di suolo incide sull’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico: oltre 900 ettari di territorio nazionale sono stati resi impermeabili in un solo anno nelle aree a pericolosità idraulica media. La cementificazione contribuisce così a rendere il nostro Paese meno sicuro perché l’impermeabilizzazione del suolo aumenta il rischio di disastri: negli ultimi cinquant’anni (fra il 1972 e il 2021) frane e inondazioni hanno provocato 1.610 morti (di cui 42 dispersi), 1.875 feriti e oltre 300 mila evacuati e senza tetto.
Nessuna Regione esclusa (Irpi-CNR 2023). Da eventi eccezionali e sporadici, gli eventi meteorologici estremi sono ormai la regola: negli ultimi 4 anni grandi alluvioni e frane hanno travolto la Penisola da Nord a Sud, Sicilia e Calabria, Piemonte, Marche, Emilia-Romagna le regioni devastate.
I pericoli da contrastare
Oltre all’asfalto, agli edifici e alle strade nelle città si trova un terreno che, se permeabile e vegetato, aiuta ad assorbire l’acqua piovana, regolare la temperatura, immagazzinare carbonio e migliorare la qualità dell’aria. Ma nel momento in cui viene sigillato con il cemento, perde tali funzioni, rendendo le città più vulnerabili alle inondazioni, al surriscaldamento e all’inquinamento.

Il senso della giornata odierna invita tutti, dai politici ai cittadini, a ripensare gli spazi urbani dalle fondamenta, per costruire città più verdi, più resilienti e più sane. Basti partire da un dato:
- il 95% del nostro cibo proviene dal suolo;
- il 33% dei terreni è degradato;
- per produrre anche solo 2-3 cm di terreno possono essere necessari fino a 1.000 anni;
- il terreno fornisce 15 dei 18 elementi chimici naturali essenziali per le piante;
- in un cucchiaio di terra ci sono più organismi viventi che persone sulla Terra;
- 2 miliardi di persone in tutto il mondo soffrono di carenza di micronutrienti, nota come fame nascosta.
Grazie alla gestione sostenibile del suolo si potrebbe produrre fino al 58% di cibo in più. Inoltre, il suolo ospita quasi il 59% delle specie della Terra
Il Rapporto
Secondo l’ultimo Rapporto SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” nel 2024 sono stati coperti da nuove superfici artificiali quasi 84 chilometri quadrati, con un incremento del 16% rispetto all’anno precedente. Con oltre 78 km2 di consumo di suolo netto si tratta del valore più alto dell’ultimo decennio. A fronte di poco più di 5 km² restituiti alla natura, il quadro resta sbilanciato: ogni ora si perde una porzione di suolo pari a circa 10mila metri quadrati, come se dal mosaico del territorio venisse staccato un tassello dopo l’altro.
Proteggere il suolo e la sicurezza alimentare
Si aggiunge anche un grave problema di qualità dei nostri suoli quando vengono erosi, degradati, salinizzati e inquinati da pratiche agricole intensive. Proteggere il suolo e utilizzarlo in maniera sostenibile è infatti il primo passo da fare per la sicurezza alimentare. Alcune aziende dell’agroalimentare ne hanno compreso l’importanza investendo in pratiche agricole sostenibili, incentivando le rotazioni e mantenendo aree per la tutela della biodiversità nelle aree agricole.
L’Italia è il Paese europeo con la maggiore diversità di suoli. Sul nostro territorio abbiamo 25 diversi tipi di suolo, rispetto ai 30 riconosciuti a livello globale dalla FAO. A tale diversificazione si associa una biodiversità fino a dieci volte maggiore a quella degli altri Paesi europei. Questa straordinaria biodiversità del suolo contribuisce attivamente a numerosi servizi ecosistemici, tra cui la formazione del suolo stesso e la sua capacità di fornire e trattenere acqua ed elementi nutritivi, la regolamentazione di parassiti e malattie delle piante, il sequestro o la movimentazione di contaminanti. E ancora, dopo gli oceani, i suoli sono i più grandi serbatoi di carbonio e svolgono un ruolo cruciale nella mitigazione della crisi climatica.
Italia, si attende da tempo una legge sul consumo di suolo
Rigenerazione urbana e consumo di suolo costituiscono oggi un binomio inscindibile sul quale Parlamento e Governo discutono da anni senza giungere ad una definitiva approvazione di un testo di legge.
Sono infatti passati 12 anni dalla prima proposta di legge governativa sul consumo di suolo. In questa XIX legislatura sono già stati depositati alcuni disegni di legge il cui esame però è ancora allo stadio iniziale. A livello europeo, nel novembre 2021 la Commissione europea ha approvato la “Strategia dell’UE per il suolo per il 2030” che ha fissato come obiettivo di lungo periodo un consumo netto di suolo pari a zero per il 2050.

È attualmente in discussione una proposta di Direttiva per il monitoraggio e la resilienza del suolo (Soil Monitoring Law) con l’obiettivo di creare un sistema standardizzato di monitoraggio dei suoli europei. Purtroppo, il testo in discussione non rende vincolante nessuno strumento per occuparsi della salute e fertilità dei suoli per cui difficilmente riuscirà a fermare i processi di degrado del suolo né a prevenire e mitigare gli impatti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità.
Puntare sull’agroecologia
Siamo però tutti coinvolti nella sfida per la conservazione del suolo e responsabili del suo corretto utilizzo, attraverso un’agricoltura che segua i principi dell’agroecologia a livello globale, europeo e locale. Lo stile di vita dei cittadini ha poi un ruolo prioritario: scegliere prodotti locali, coltivati con metodi rispettosi del suolo, come l’agricoltura biologica, contribuisce alla sua tutela.











