La stagione produttiva dell’uva da tavola italiana si presenta piuttosto regolare dal punto di vista agronomico. Per alcune cultivar medio-tardive la fioritura è ancora in essere quindi non è possibile fare stime realistiche. Osservando i territori produttivi, dalla Sicilia, dove la raccolta è già timidamente iniziata in alcuni areali, alla Basilicata ed alla Puglia, dove invece si attenderà la metà di luglio, le premesse sono buone.

Le previsioni
La produzione italiana, secondo la Commissione Uva da Tavola, potrebbe contare attualmente su circa 41.000 ettari (23.400 in Puglia, 16.200 in Sicilia e 1.400 in altre regioni tra cui Basilicata, Lazio e Piemonte). Conseguentemente, anche per quanto riguarda i volumi prodotti, sempre la CUT verifica una differenza tra quanto rilevato sui territori e le cifre riportate da Istat: CUT stima che la produzione 2024 abbia sofferto di una contrazione significativa, che si è sommata a quella delle annate precedenti, e si sia attestata intorno alle 730.000 tonnellate (-14% sul 2023 e -26% sul 2022), di cui il 42% è andato sui mercati esteri, il 48% è stato venduto sul mercato interno e il 9% è andato all’industria di trasformazione.
Per il 2025 le previsioni lasciano finalmente intravedere una parziale normalizzazione delle rese produttive: per quest’anno si prevede di poter recuperare una parte dei volumi tanto in Sicilia quanto in Puglia. Le varietà precoci si stanno esprimendo qualitativamente molto bene, avendo avuto un ottimo risultato sin dalla fase di germogliamento e non avendo subito shock climatici particolari nella fase di fioritura, che per queste varietà si è completata positivamente. Le eventuali fitopatie sono state gestite in maniera assolutamente regolare dal sistema produttivo, senza problemi rilevanti. Grande aspettativa per le cultivar seedless. Buona la partenza per la varietà Victoria. In tutti gli areali produttivi registriamo attualmente in media dai 6 ai 10 giorni di ritardo nella maturazione rispetto alla scorsa annata.
Le dinamiche di mercato
Il comparto deve essere particolarmente attento in questa fase ad evitare di incorrere in “false partenze” nelle forniture, sulla scia di pressioni commerciali: è necessario un buon lavoro di valutazione e selezione così da evitare che ad un prezzo giustamente sostenuto in vendita a cui non corrisponde il livello qualitativo e gustativo atteso, il consumatore reagisca allontanandosi dal prodotto e non lo scelga più a scaffale per un lungo periodo, privilegiando altre referenze e facendo diminuire la domanda iniziale di uva da tavola, già peraltro abbastanza moderata nei mesi di giugno e luglio.
Ma c’è di più; in base alle informazioni riscontrate sui mercati, si trova in vendita ancora uva proveniente da India ed Egitto, e tra breve partirà anche l’offerta spagnola. “Ancora una volta la parola d’ordine deve essere qualità, le prospettive della stagione ce lo consentono. Solo così il nostro prodotto risulterà competitivo e verrà premiato dai consumi sul mercato”, afferma Del Core, presidente della CuT. Secondo i dati del catasto varietale dell’uva da tavola, realizzato proprio da CUT, il livello dell’innovazione varietale e nelle tecniche di impianto della filiera italiana è molto alto, con oltre il 60% delle estensioni attualmente coltivate con nuove cultivar senza semi.

La stagione alle porte ha inoltre tutti i presupposti per rivelarsi positiva anche per le produzioni più’ tardive: lascia ben sperare, infatti, lo stato attuale degli impianti che andranno a frutto nella seconda parte della stagione, nella finestra autunnale, sebbene eventuali anomalie nelle temperature, associate alla possibile scarsità della risorsa idrica nei diversi territori durante la campagna produttiva, potrebbero portare ad inevitabili aumenti dei costi nella gestione del vigneto.
Anche tra le cultivar tardive ci si aspetta importanti conferme dalle nuove varietà senza semi, che sembra si stiano preparando molto bene, nonostante l’ondata di caldo degli ultimi giorni, nettamente al di sopra delle medie stagionali. L’uva Italia presenta attualmente fertilità soddisfacente e buona omogeneità produttiva, e nonostante la larghissima diffusione di seedless nell’ultimo triennio, continua a mantenere il primato produttivo in termini di ettari nel nostro paese (23% sul totale).