La dermatite nodulare contagiosa (LSD, acronimo di lumpy skin disease), malattia virale dei bovini, è ormai arrivata anche in Italia. Lo comunica il Ministero della Salute, tramite la Direzione generale della sanità animale, che ha confermato il caso individuato lo scorso 21 giugno in un bovino in provincia di Nuoro, ed ha riunito l’Unità di Crisi. Il contagio si è allargato: colpiti in Sardegna due allevamenti, nei comuni di Orani e Orotelli, ma si registra un caso di positività anche nel comune di Porto Mantovano.

A fine giugno è stato confermato per la prima volta in Francia un focolaio di dermatite nodulare contagiosa (o Lumpy Skin Disease – LSD). La notizia proviene dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare francese.
Le dichiarazioni degli Assessori sardi
L’assessore alla Sanità della Regione Sardegna, Bertolazzi, ha spiegato che il ceppo virale proviene dal Nord Africa, e ad oggi nella Regione esistono 71 capi con manifestazioni evidenti. “L’incidenza di contagiosità non sembra significativa, registriamo 69 animali abbattutti nell’area del nuorese. Risulta importante partire con la campagna vaccinale, c’è un vaccino che può aiutare per risolvere questa criticità. Tra un quindici giorni partirà la campagna vaccinale e poi definiremo le modalità di attuazione dell’abbattimento selettivo o meno per lo smaltimento. E’ fondamentale in questa fase spegnere i focolai; pare che il virus sia veicolato da un insetto”, le sue dichiarazioni.
Il suo collega all’agricoltura, Satta, ha evidenziato la necessità di vaccinare l’intero patrimonio bovino in un mese, cercando di evitare abbattimenti generalizzati e individuare risorse opportune per gli allevatori che subiranno misure di contenimento della malattia virale.
Le misure contenitive stabilite
Le decisioni prese hanno portato alla istituzione delle zone di protezione (20 km) e sorveglianza (50 km), e si è anche statuito che a breve verrà implementata un’ulteriore zona di restrizione (ZUR), che comprende tutte zone libere, solo per i bovini con divieto di movimentazione di bovini per fiere e mercati. Disposto anche il divieto di movimentazione di letame e liquami provenienti dalla zona di restrizione. Sui reflui sono però in fase di preparazione appositi protocolli che consentiranno anche questa movimentazione con norme sanitarie a garanzia.
Al tempo stesso, in accordo con il Ministero della Salute, sono state autorizzate importanti deroghe per evitare blocchi produttivi. In particolare, è stata prevista la possibilità di movimentazione del latte verso gli stabilimenti di trasformazione e nei caseifici. Il latte crudo, infatti, pur non potendo essere destinato direttamente al consumo umano se proveniente da allevamenti in zona di restrizione, potrà comunque essere trasportato verso stabilimenti di trasformazione autorizzati, doce verrà sottoposto a pastorizzazione o a processi idonei alla sicurezza alimentare.
Gli altri comparti dell’allevamento – ovini, caprini, equini – non saranno oggetto di restrizione e che i prodotti lavorati lattiero-caseari potranno essere commercializzati anche in questo periodo.
Le proposte dell’area tecnica dell’UCI
L’area tecnica dell’UCI, che ha preso parte all’incontro, ha inoltrato delle proposte. Poichè si è parlato di preoccupazione per le epizozie da categoria A, sembra opportuno valutare di portare il tema nell’Agrifish e chiedere ulteriori risorse, attraverso la valutazione dell’attivazione della riserva di crisi Unionale per le epizoozie – come accaduto per l’influenza aviaria.

Al contempo, l’UCI suggerisce di valutare una modifica con inserimento di un nuovo intervento sul Csr per emergenze zootecniche, lungo tutta la programmazione..
Dal canto loro, riteniamo che allevatori e cooperative debbano valutare l’attivazione di fondi mutualistici per le epizoozie, che insieme ad altri tipi di fondi mutualistici sono strumenti che supportano gli agricoltori e gli allevatori nel gestire il rischio di perdite dovute a eventi avversi, tra cui le epizoozie (malattie infettive degli animali). Tali fondi, nati su base volontaria, permetterebbero di mettere in comune una parte delle proprie risorse per compensare le perdite subite a causa di queste emergenze.
Le produzioni lattiero – casearie sarde e nazionali, che si basano sull’eccellenza della materia prima, in questo caso il latte crudo, sono comunque salve; il latte crudo, infatti, pur se proveniente da allevamenti in zona di restrizione, potrà comunque essere trasportato verso stabilimenti di trasformazione autorizzati, dove verrà sottoposto a pastorizzazione o a processi idonei alla sicurezza alimentare.
L’UCI esprime la certezza che il sistema Paese riuscirà, anche questa volta, a contrastare efficacemente l’emergenza.