Secondo il Rapporto Ice 2024/2025, le esportazioni italiane di merci sono calate nel 2024 a 623,5 miliardi di euro (-0,4%), per via della caduta delle vendite verso la Germania (-5%). Le vendite all’estero sono cresciute del +30% rispetto al 2019 (480 miliardi di euro). Le flessioni registrate nei mezzi di trasporto, nel sistema-moda, nei mobili, nei beni intermedi (soprattutto i derivati del petrolio) sono state compensate dalla crescita di prodotti alimentari, chimico-farmaceutici, Ict e dal balzo della gioielleria (+39%), dovuto principalmente alla forte domanda del mercato turco.
Il Piano azione dell’export
In tale contesto è stato delineato il Piano d’Azione per l’export italiano, che pone un accento specifico sulla diversificazione geografica dei mercati di sbocco, con un orientamento verso aree extra UE a elevato potenziale di crescita – tra cui l’India, il Messico, il Brasile, la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, i paesi Asean, l’Africa e i Balcani occidentali. Al contempo, si prevede un rafforzamento della presenza italiana anche in mercati consolidati quali Germania, Canada, Giappone, Regno Unito e Svizzera.
Lo status dei manufatti
Circa le esportazioni di manufatti, la lieve flessione registrata complessivamente nel 2024 è il risultato di dinamiche molto diversificate nei singoli mercati e settori. Il contributo negativo principale è venuto dalla Germania, la cui crisi economica si è tradotta in un calo del 5% delle vendite di manufatti italiani, soprattutto negli autoveicoli, nella metallurgia e nella meccanica. La forte flessione registrata in Cina (-21%) è il risultato di una correzione verso il basso del picco anomalo registrato nel 2023 dalle vendite di prodotti farmaceutici. Analogamente, la riduzione del 3,6% delle esportazioni verso gli Stati Uniti sconta il picco registrato in precedenza nella cantieristica navale.
Ma i contributi positivi derivano dalle esportazioni verso l’Arabia Saudita, cresciute di oltre il 29% grazie principalmente all’industria meccanica, e verso gli Emirati Arabi Uniti (+20,4%) per gli incrementi nella meccanica, nell’abbigliamento e nei prodotti in pelle. La crescita delle vendite in Spagna (+4,6%) ha beneficiato soprattutto degli aumenti registrati nei prodotti ICT e nella farmaceutica.Come già rilevato, la quota di mercato mondiale delle esportazioni italiane di merci, espressa a prezzi correnti, è rimasta sostanzialmente stabile intorno al 2,8% nell’ultimo decennio. Al lieve incremento registrato negli Stati Uniti (dove la quota si è attestata al 2,3%) e in Francia (7,9%) corrispondono flessioni altrettanto lievi in Germania (5,2%) e nel Regno Unito (3,9%), mentre sul mercato cinese la quota italiana è rimasta ferma all’1%.

Export per regione
La lieve flessione registrata dalle esportazioni italiane nel 2024 è il risultato di una contrazione nel Mezzogiorno (-5,4%), nel Nord-Ovest (-2%) e nel Nord-Est (-1,5%). Nel Centro si è invece manifestata una ripresa, con una crescita del +4%. Nel Nord-Ovest alla flessione del Piemonte (-4,9%), dovuta essenzialmente alla crisi del settore degli autoveicoli, e della Liguria (-24,1%), penalizzata dalle vendite di imbarcazioni verso gli Stati Uniti, si contrappone la tenuta della Lombardia (+0,6%), in cui le diminuzioni subite nella metallurgia e nel sistema-moda sono state compensate dalla crescita delle esportazioni di prodotti Ict, soprattutto verso la Spagna.
Nel Nord-Est sono aumentate lievemente soltanto le esportazioni del Friuli-Venezia Giulia (0,2%) e del Trentino-Alto Adige (1,9%). In Emilia-Romagna si è invece verificato un calo (-2%), che ha coinvolto la maggior parte dei settori, e in particolare l’industria meccanica, attenuato in parte dai buoni risultati ottenuti negli autoveicoli (in controtendenza con il resto del paese), nella farmaceutica e nei prodotti agroalimentari. Anche in Veneto la flessione delle esportazioni (-1,8%) ha coinvolto la maggior parte dei settori, con alcune eccezioni come l’industria alimentare, gli autoveicoli e i prodotti in legno.Nel Centro la forte crescita delle esportazioni della Toscana (13,6%) è stata trainata principalmente dal comparto orafo (verso la Turchia) e dall’industria farmaceutica, e vi hanno contribuito anche l’agroalimentare e la meccanica; sono invece diminuite le esportazioni del sistema-moda.
L’espansione delle esportazioni del Lazio (8,5%) è dovuta principalmente all’industria farmaceutica, mentre nel caso dell’Umbria (5,3%) hanno inciso soprattutto l’agroalimentare e l’abbigliamento. Per contro le esportazioni delle Marche hanno subito una drastica contrazione (-29,7%), attribuibile essenzialmente alla farmaceutica e alla cantieristica.La flessione del Mezzogiorno è attribuibile principalmente al settore degli autoveicoli, con contrazioni molto marcate in Basilicata (-64%), Campania (-44,1%) e Abruzzo (-29%). Vi hanno concorso anche le diminuzioni registrate nel comparto aeronautico (-9,9%), presente in Puglia, Campania e Basilicata, e nei derivati del petrolio, principalmente in Sicilia (-15,5%) e in Sardegna (-4,4%). In controtendenza, hanno avuto un andamento positivo le esportazioni dell’industria farmaceutica, soprattutto in Campania, con un aumento superiore al 20 per cento, e quelle del settore agroalimentare, con aumenti del 4,4 per cento in Campania e del 17,9 per cento in Puglia.