Dopo il via libera al Senato, il disegno di legge sulla riforma dei Parchi giunge alla Camera. Si tratta di un ddl che apporta modifiche alla legge quadro 394, che nel 1991 ha istituito in Italia le aree protette, 23 parchi nazionali che coprono 1,5 milioni di ettari e ricadono su 18 regioni e 530 comuni.
Ma quali novità introduce, la nuova legge? Si parte dalla riforma della governance (che viene snellita nei numeri ma allargata negli interessi rappresentati). Inoltre il piano del parco ha una tempistica certa nella sua approvazione (assorbe anche le funzioni del piano di sviluppo economico e sociale, che viene abrogato e assume anche il ruolo di strumento con cui il parco può disciplinare iniziative economiche di valorizzazione del territorio del patrimonio edilizio e delle attività tradizionali e agro-silvo-pastorali, nonché di turismo sostenibile). Il controllo della fauna selvatica prova a rispondere con maggiore efficacia ai problemi legati alla presenza di specie alloctone e invasive, e viene introdotto il parere preventivo e obbligatorio dell’Ispra per qualsiasi intervento faunistico nei parchi. Infine si aggiorna la gestione delle aree marine protette, risalente in parte al 1982, e la si rende più conforme a quella delle aree terrestri.
Le critiche delle associazioni ambientaliste. Rossella Muroni, presidente di Legambiente, afferma: "la riforma non fornisce ai parchi gli strumenti per affrontare le sfide che il cambiamento climatico impone a chi deve tutelare e frenare la perdita di biodiversità, non dà indicazioni sul consumo di suolo e non dà una spinta alla crescita dell’agricoltura biologica nelle aree protette". Agli agricoltori, invece, la legge piace poiché si riconosce il ruolo dell'agricoltura di qualità nell'economia dei parchi.