Francesco è stato molte prime volte; il primo Papa venuto dal continente americano, il primo gesuita, il primo a scegliere il nome ispirandosi a San Francesco, il primo a dedicare un’enciclica ai temi ambientali.
Il suo pontificato è stato lungo dodici anni. In più occasioni, negli ultimi mesi, si era mostrato affaticato, tanto da doversi muovere su una sedia a rotelle. E se era venuto nel silenzio e nella sorpresa generale, se ne è andato nel momento di massima visibilità del Vaticano, non solo nel giorno del Lunedì dell’Angelo, ma durante il Giubileo ordinario, l’anno santo della Chiesa cattolica che ricorre ogni 25 anni.

Lettera enciclica Laudato si’
L’enciclica Laudato si’ (24 maggio 2015) è la prima enciclica ambientalista, in cui il Pontefice cita il consenso scientifico sul riscaldamento globale di origine antropica e le sue conseguenze sul ciclo dell’acqua, sull’innalzamento del livello dei mari, sugli eventi meteo estremi e non solo.
Papa Francesco non si è limitato a descrivere una problematica comune grave, ma ha anche proposto una ricetta, un approccio per affrontarla: “una ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali”. “Quando parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. […] Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura”.
Francesco ed il modello di sviluppo
L’enciclica Laudato si’ critica apertamente il nostro modello di sviluppo in cui “la crescita economica tende a produrre automatismi e ad omogeneizzare, al fine di semplificare i processi e ridurre i costi” e “la visione consumistica dell’essere umano, favorita dagli ingranaggi dell’attuale economia globalizzata, tende a rendere omogenee le culture e a indebolire l’immensa varietà culturale, che è un tesoro dell’umanità”. L’ecologia integrale, al contrario, mette al centro il bene comune in cui l’essere umano merita rispetto in quanto tale e ogni scelta va ponderata in base alle conseguenze sulle future generazioni.
In cammino per la cura della casa comune
A giugno 2020, cinque anni dopo l’enciclica Laudato si’, il tavolo inter-dicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale è tornato sull’argomento con il documento In cammino per la cura della casa comune, che entra nel merito di buone prassi e piani d’azione. Fra i temi citati, il ruolo della scuola e della famiglia nell’educare le nuove generazioni alla sostenibilità e alla sussidiarietà, lo spreco alimentare e il diritto umano ad accedere all’acqua sicura (compromesso dal water grabbing), il ruolo centrale delle città.
L’esortazione apostolica Laudate deum
A ottobre 2023 Papa Francesco è tornato a parlare di crisi climatica, e l’ha fatto con un’esortazione apostolica. Il Pontefice ha puntato il dito contro le grandi potenze economiche, che “si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibile”, e contro “una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale (che) inquina di più rispetto al 50 per cento di quella più povera”.
La parziale apertura ai diritti Lgbtqia+
Tra i temi di cui si è occupato, anche i diritti delle persone Lgbtqia+. Una delle sue frasi più celebri è questa: “Se una persona è gay e accetta Dio e ha buona volontà, chi sono io per giudicare?”. Salvo poi sottolineare, in un libro-intervista del 2018, che “nella vita consacrata e in quella sacerdotale non c’è posto per questo tipo di affetti. Per questa ragione, la Chiesa raccomanda che le persone con questa tendenza radicata non siano accettate al ministero né alla vita consacrata. […] I sacerdoti, i religiosi e le religiose omosessuali vanno spinti a vivere integralmente il celibato e, soprattutto, a essere perfettamente responsabili, cercando di non creare mai scandalo”.

Ampio il capitolo della posizione della chiesa sulle coppie gay al di fuori dell’ambiente ecclesiastico. Un capitolo che ha trovato un nuovo caposaldo nella dichiarazione Fiducia supplicans con cui, nel 2023, la chiesa apre alla benedizione delle coppie di fatto e dello stesso sesso. Una benedizione che non equivale a “convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della chiesa sul matrimonio”. Papa Francesco ha ribadito più volte che quest’ultimo è soltanto tra uomo e donna. Esortando a difendere l’umanità dalla cosiddetta ideologia gender, “questa brutta ideologia del nostro tempo, che cancella le differenze e rende tutto uguale”.
Gli appelli per la pace
La pace è uno dei temi ricorrenti per la Chiesa cattolica in generale e il pontificato di Bergoglio in particolare. Numerosi gli appelli a trovare una soluzione alla guerra in Ucraina. Già alla vigilia dell’invasione da parte della Russia del 24 febbraio 2022 il Pontefice aveva chiesto a “quanti hanno responsabilità politiche” di fare “un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra”. Sempre nelle prime settimane del conflitto, ha inviato in missione umanitaria i cardinali Konrad Krajewski e Michael Czerny.
Il segretario di stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ci ha tenuto a precisare che l’intenzione non era quella di spingere l’Ucraina ad arrendersi, accettando le condizioni imposte dalla Russia. “L’appello del Pontefice è che si creino le condizioni per una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura. In tal senso è ovvio che la creazione di tali condizioni non spetta solo a una delle parti, bensì ad entrambe, e la prima condizione mi pare sia proprio quella di mettere fine all’aggressione”, ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera.
Il riformismo del Papa argentino
C’è stata grande attesa per il Sinodo sulla Sinodalità: è un processo avviato da papa Francesco nel 2021 con l’ambizione di rendere la Chiesa più partecipativa, inclusiva e aperta al dialogo. Si tratta di un unicum nella storia ecclesiastica recente perché, oltre a vescovi e cardinali, coinvolge anche laici, religiosi, donne e rappresentanti di diverse comunità. Il percorso si è snodato su tre fasi, per concludersi nel mese di ottobre del 2024 lasciando uno strascico di delusione pressoché unanime. Nonostante i progressisti si aspettassero qualche passo avanti, infatti, temi come il diaconato femminile e l’inclusione delle persone Lgbtqia+ sono stati rimandati a gruppi di studio successivi, più ristretti. Al tempo stesso, i conservatori lamentano l’uso di alcune argomentazioni “woke” soprattutto nella cerimonia di apertura. In sostanza, quello che doveva essere un percorso di riforma si conclude tornando agli stessi principi di inizio pontificato.